“Dolce simbolo del Carnevale di tutta Italia”, le chiacchiere sono chiamate con nomi differenti a seconda delle regioni ma la ricetta è molto simile dappertutto.
Bugie in Liguria, cenci in Toscana, frappe a Roma, galani in Veneto, cròstoli in Friuli.
La loro origine è però controversa.
Secondo alcuni studiosi, risalirebbe all’antica Roma, When, per festeggiare i Saturnali, festività che corrisponde al nostro Carnevale, si preparavano dolci a base di uova e farina chiamati “frictilia”, perché venivano fritti nello strutto.
Tuttavia, c’è chi attribuisce la paternità delle chiacchiere ad un cuoco napoletano, Raffaele Esposito. Costui le avrebbe preparate per la prima volta per la regina Margherita di Savoia, che durante un pomeriggio di “chiacchiere” ebbe voglia di qualcosa di dolce per sé ed i suoi ospiti.”
L’impasto è a base di farina (500 grammi), zucchero (80 g), burro (50 g), tre uova. C’è poi chi aggiunge del Marsala, chi del vino bianco, chi del Vin Santo, chi ancora della grappa.
Le varianti dipendono ovviamente dalle usanze regionali.
Sottili o un po’ più corpose, le chiacchiere di Carnevale devono avere le bolle, segno che la sfoglia è stata tirata a dovere e la frittura è stata fatta a regola d’arte.
Un tempo le chiacchiere di Carnevale venivano fritte nello strutto: oggi il grasso animale è stato, nella maggior parte dei casi, sostituito da un più leggero olio di semi.
Chi è particolarmente attento alla salute e alla linea può decidere anche di optare per una cottura al forno, ma il risultato, lo sapevano anche gli antichi Romani, non sarà mai lo stesso.”
E per la ricetta completa delle chiacchiere : ONGLET “CULTURE” et Cuisine!!! 🙂
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