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La Cucina Italiana SHARE Non solo lasagne: le due città si contendono anche la primogenitura di uno dei condimenti più amati. Che sono in realtà due piatti molto diversi. Anche da quei “spaghetti bolognese” così diffusi sulle tavole di tutto il mondo
È uno dei simboli della nostra cucina, al punto da essere scimmiottato all’estero con piatti a dir poco discutibili come gli “spaghetti alla bolognese” o perfino con le polpette. Ma il ragù è il ragù, ed è tutt’altra cosa. Una vera e propria arte, una preparazione paziente che, da Bologna a Napoli, si è sviluppata per colmare un bisogno secolare: quello di far rendere al meglio, dal punto di vista del gusto ma anche nutrizionale, la poca carne che i ceti poveri potevano permettersi. Ma quanti sono, come nascono e come si preparano i tanti ragù d’Italia?
Termine francese
Per l’origine del termine, però, occorre andare in Francia. Dove per “ragout” un tempo si intendevano tutte quelle preparazioni in cui la carne, il pesce o le verdure venivano ridotti in pezzettini e poi cotti in umido. Non è chiaro quando il termine sbarcò in Italia, ma certo è che il “ragù” era ben conosciuto dalle mense aristocratiche, dal Rinascimento in poi, in genere come secondo piatto e solo successivamente utilizzato per arricchire la pasta. E poi passato dalle tavole ricche a quelle più popolari. Il termine poi è stato esteso a tutti i “sughi di carne” utilizzati in giro per l’Italia, come quelli in uso ad esempio in Umbria, in Puglia o in Sardegna.
La ricetta della Dotta
Mio, come per la lasagna, sono Bologna e Napoli le due città che sul ragù hanno più da dire. Secondo la studiosa Lynne Rossetto Kasper, autrice di The italian country table, le origini del ragù alla bolognese risalirebbero proprio al XVI secolo, nelle ricche corti delle famiglie nobili. Appare arduo individuare una ricetta “originale” del ragù, che però nel 1982 è stata depositata dalla delegazione bolognese dell’Accademia italiana della cucina presso la Camera di commercio di Bologna. Gli ingredienti per questa ricetta sono i seguenti: polpa di manzo (cartella o pancia o fesone di spalla o fusello) macinata grossa, pancetta di maiale, carota, sedano, cipolla, passata di pomodoro o pelati, vino bianco secco, latte intero, poco brodo, olio extravergine d’oliva o burro, sale, pepe, e mezzo bicchiere di panna liquida da montare (facoltativa). La pancetta va soffritta dolcemente assieme a carote, sedano e cipolla, poi si unisce la carne macinata e si bagna con il vino bianco. Poi si unisce la passata di pomodoro: la cottura, da manuale, dura 2 ore, utilizzando il brodo di tanto in tanto e un goccio di latte per smorzare l’acidità del pomodoro. Alla fine, dopo aver aggiustato di sale e pepe, secondo l’uso bolognese si usa aggiungere la panna se si intende condire delle paste secche. Mentre è tassativamente vietata per le tagliatelle.
Gli Inglesi ne vanno pazzi
La prima testimonianza dell’utilizzo del ragù nella pasta e non come secondo piatto è di Pellegrino Artusi: il successo su scala nazionale fu impetuoso. Al punto che, durante il Fascismo, l’autarchia lessicale del regime impose l’utilizzo di un termine ancor più italianizzato, “ragutto”. Mentre, all’estero, gli emigrati italiani resero gli inesistenti “spaghetti alla bolognese”, parenti lontanissimi del nostro ragù alla bolognese, uno dei simboli della cucina italiana. In America e non solo. Al punto che, secondo Henry Dimbleby, cofondatore di una catena di fast food inglese, la pasta alla bolognese “è adesso il secondo piatto più diffuso servito nelle case della Gran Bretagna”.
Dalla Senna al Vesuvio
Altrettanto antiche le origini del ragù napoletano (qui la ricetta in versione semplificata). I primi documenti che ne attestano l’esistenza risalgono al XVIII secolo, ed è ancora bianco e senza pomodoro: il termine “ragù” compare già nel Cuoco galante (1773) di Vincenzo Corrado, così come nella Cucina teorica pratica di Ippolito Cavalcanti. La prima testimonianza del ragù rosso, con il pomodoro, risale invece all’opera di Carlo Dal Bono Usi e costumi di Napoli (1857): “Talvolta poi dopo il formaggio si tingono di color purpureo o paonazzo, quando cioè il tavernaio del sugo di pomodoro o del ragù (specie di stufato) copre, quasi rugiada di fiori, la polvere del formaggio”. Fu quindi con ogni probabilità nella Napoli del Settecento – quando la Francia era di gran moda, soprattutto a corte – che il termine francese “ragout” venne importato in Italia, con la tipiche deformazione visibile in altri termini partenopei come “sartù”, “gattò”, “crocché” o “puré”.
Tracchie, cotica e braciole
Anche qui, individuare una versione “originale” è impresa ardua. Originariamente il ragù era il piatto della domenica, che faceva da primo sulla pasta e poi da secondo. I tipi di carne impiegati nella preparazione del ragù sono numerosi: generalmente viene utilizzato un misto di carne di manzo, di solito i tagli anteriori, quelli meno pregiati e che necessitano di una lunghissima cottura. Ma ci sono anche le spuntature di maiale (“tracchie” o “tracchiulelle”), l’involtino di cotenna (cotica), la polpetta e la braciola napoletana, quest’ultima simile a un involtino ripieno di aglio, pinoli, uvetta, prezzemolo e pecorino romano. Tradizionalmente la preparazione del ragù inizia di buon mattino: la cottura avviene in maniera molto lenta, fino ad ottenere una salsa molto densa e cremosa.
Parola di Eduardo
Roba da portieri più che da massaie, quasi un “lavoro parallelo”. Tutt’altro che “carne c’ ‘a pummarola”, come sentenziava Eduardo De Filippo che al ragù dedicò perfino una poesia, ‘O ‘rraù. Tradizionalmente il ragù viene cotto in un tegame di terracotta, dove – in estrema sintesi – si fanno rosolare nell’olio extravergine d’oliva le cipolle, il gamboncello di vitello, le braciole napoletane, le spuntature di maiale, le salsicce punta di coltello (ma non in tutte le versioni) e le cotiche. Si sfuma con del vino bianco, si aggiunge il pomodoro concentrato (ma alcune ricette non lo prevedono) e poi la passata. Si sala e si porta all’ebollizione. A questo punto inizia il “rito”: il fuoco va abbassato, e la salsa deve “pippiare” o “pappuliare”, cioè bollire molto lentamente per circa 6 ore. Le carni di maiale, una volta cotte, vanno sollevate dalla salsa, mentre le altre dovranno cuocere nel tegame fino a cottura ultimata. A questo punto la pasta è pronta per essere condita assieme a parmigiano grattugiato e basilico fresco. Mentre i “pezzi grossi” diventeranno il secondo piatto: da quest’equivoco, forse, sono nati gli spaghetti con le polpette così diffusi Oltreoceano…
Dall’Umbria alla Sardegna
Rispetto al ragù bolognese, quindi, la carne non è macinata ma va cotta a pezzi grossi. Una tendenza presente anche in molti altri “ragù” e “sughi di carne” in giro per l’Italia. In Umbria, ad esempio, dove è preparato con carni di vitello e di maiale e salsiccia; o quello lucano (“ndrupp’c”) in cui compare il “salame pezzente”, a base di frattaglie di carne suina; o quello barese, in cui compare anche l’agnello. O il ragù sardo, in cui rientra in gioco la carne macinata…
Incontro sul: “Musica”.
Due ore di cultura e di pratica dell'italiano su soggetti originali.
ATTIVITÀ RISERVATA AGLI STUDENTI DELL'ASSOCIAZIONE
Di Riccardo Borghesi :
” Il ritratto della 'città eterna' in Suburra affascinante, è così estrema, a metà strada tra Grozny durante la guerra di Cecenia e Medellin a volte belle di Pablo Escobar, o, Se si preferisce, a metà strada tra Sodoma e Gomorra, che potrebbe sembrare una pura finzione.
Ma purtroppo non è una finzione. I due autori, Giancarlo de Cataldo (Giudice di polizia e autore di best seller, tra cui il ben noto "Romanzo criminale".) e Carlo Bonini (giornalista per la "Repubblica".) erano profondamente ispirato la realtà e la matassa inestricabile che collega cerchi di crimine, E la politica, all'ombra del Palazzo del potere e la cupola di San Pietro.
La storia che racconta qui, è la suite ideale di "Romanzo Criminale".. È la storia di come il banditismo del secolo scorso è riuscito a sopravvivere, a reinventarsi e a prendere possesso di Roma nel nuovo contesto della globalizzazione del crimine, La belle e il declino della Chiesa cattolica.
Parlando di politici corrotti, grande speculazione edilizia, Micro e macro banditismo, droga, prostituzione, violenza estrema e gratuito, regolamenti di conti, massacri, alto clero corrotto e inumano, Bastardi di polizia e venduti, mafie da tutti i lati e provenienze. Ma anche da uomini di idealistici atti di grande rigore morale, e poveri relitti umani, schiacciato da questo sistema corrotto.
La storia ruota attorno a una speculazione immobiliare, nel periodo che precede il collasso del regime berlusconien, ma la spina dorsale del romanzo è un duello. Un duello tra un 'cattivo maestro' e il suo allievo tradito e ferito i suoi sentimenti più profondi. Il primo fu ideologo di estrema destra, fascista rivoluzionario e "surhommiste"., che, sono finiti i giorni delle ideologie, diventerà, passando attraverso la ' Banda della Magliana., il bandito più influente della capitale.
Il secondo fu suo allievo preferito, pura nei suoi ideali e la sua fede (EH sì, a Roma ha esistito come puro e idealista fascista!) che, Una volta tradito dal percorso criminale del Maestro, diventerà il poliziotto più esperto di turno a Roma. Maestro e allievo ingaggiare battaglia fino all'ultima pagina.
Alcune cose del romanzo non mi hanno convinto. Sto parlando di caratteri eccessivi e caricaturali, come il pugnace Alice, così puro e Candido che diventa insopportabile. O l'utilizzo di alcuni del più banale topos del romanzo poliziesco in italiano: l'amore tra opposti, dedicato all'affondamento da incomprensioni; personaggi che raccontano i brani musicali che sono in ascolto (insopportabile!); l'hacker utilizza per la ricerca via internet sui server dei malvagi; l'ufficiale di polizia giovane e buono del Friuli, ingenuo e integrato. Degno del primo anno di uno studente della scuola di ingenuities di sceneggiatore.
Qualunque cosa sia, e nonostante questo, il romanzo è leader e prendendo, Leggiamo di una sola mungitura. È epica, ricco di storie più spaventose che altro quello, completo di degno delle avventure di Spiderman super-rivenditori. Il lettore che non conosce Roma e la sua storia recente, potrebbe rimanere stupito.
PS 1: la pubblicazione del romanzo segue due mesi del suo adattamento cinematografico. Devo dire che, anche se De Cataldo ha partecipato alla scrittura dello scenario, il libro è estremamente ricco e interessante. Nel film che la polizia scomparirà lasciando la città completamente nelle mani dei banditi; il ruolo del Vaticano diventa cancellato, anche se è il motore affari e corruzione. Scompare anche il duello, che è il cuore del romanzo.
PS 2: per coloro che desiderano avere capire meglio cosa si intende per ideologia fascista rivoluzionario, e come è possibile sentire puro mentre adoranti il Duce, Vi consiglio di leggere il bellissimo romanzo di Antonio Pennacchi, "Egli Fasciocomunista". ("Mio fratello è figlio unico"., È il titolo sfortunato della traduzione francese), che racconta l'estrema destra alla estrema sinistra ideologia guerra a Roma degli anni settanta. “
Riccardo Borghesi
L’ultimo lavoro di Marco Tullio Giordana è un’opera civile agile e intensa che racconta in maniera essenziale la tragica storia vera di Lea Garofalo e della figlia Denise. Un film, ispirato alla vera storia di Lea Garofalo, testimone di giustizia assassinata dalla ‘ndrangheta.
Presentato fuori concorso come film di apertura del Roma Fiction Fest, é stato trasmesso in prima serata su Rai Uno il 18 novembre.
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-171eb5d9-44d9-4477-922a-bcefae3bbda3.html
“Sinossi:
Lea Garofalo è cresciuta in una famiglia criminale. E un criminale è anche il padre di sua figlia Denise, l’uomo di cui Lea si è innamorata da ragazza: Carlo Cosco.
Lea, però, desidera per Denise una vita diversa, senza violenza, menzogna e paura. Nel 2002 decide di collaborare con la giustizia e viene sottoposta con sua figlia al regime di protezione. Poi, per incomprensibili motivi burocratici, la protezione le viene revocata. Rimasta senza soldi e senza la possibilità di trovarsi un lavoro, Lea chiede aiuto a Carlo per il mantenimento della figlia e lui ne approfitta nel più vile dei modi. Lea viene rapita per strada, torturata e alla fine uccisa.
Pur essendo solo una ragazzina, Denise non si piegherà e permetterà di individuare e processare tutti i responsabili dell’omicidio della madre, costituendosi parte civile contro suo padre.
Una grande storia di denuncia e impegno che rende omaggio a una donna semplice diventata un modello civile di coraggio.
Una testimonianza esemplare, affrontata con un linguaggio realistico, sul desiderio di giustizia e sull’affermazione della legalità nel nostro paese.”
•A partire da 08.40- Carrefour Purpan in autobus
• Ritornare al 18:0- Carrefour Purpan
•Adherents : 40 €
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Pagamento anticipato e •reservation obbligatori
Contatto : l.Italie.a.Toulouse@wanadoo.fr / 05 61 99 68 82
Dal menu
Insalata di guascone
(Insalata verde, Ventrigli di anatra, ciccioli, petto d'anatra essiccato...)
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Petto d'anatra Tournedos e fetta di foie gras scottato
Succo della Corsica
Timballo di patate
Cassolette di verdure grigliate
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Fetta di formaggio
E insalata verde
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Croccante mela e armagnac
E la pallina di gelato alla vaniglia
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Caffè
Il 9 al 17 Gennaio al cinema ABC di Tolosa celebra sua 50 anni!
Di seguito è riportato il link del programma magnifico di 50 anni del cinema Abc de Toulouse:
http://abc-toulouse.fr/evenements/cette-semaine/l-abc-fete-ses-50-ans-du-9-au-17-janvier-2016.html
Questo cinema storico è il partner privilegiato “Rencontres du cinéma italien” a Tolosa.
In questo contesto, il nostro festival sarà partner di CBA per la sera Martedì 12 Gennaio alla presenza di Marco Tullio Giordana :alle 20.30: aperitivo seguito alle 21 la proiezione di “I cento passi” (La cadenza) seguita da un dibattito.
Fortemente consigliata la prenotazione per tutte le sessioni per questo evento di anniversario. Venire
http://www.cinemaitalientoulouse.com/index.php