Août 052016
 

Tempo fa l’UNESCO ha stabilito che il siciliano ed il napoletano, con le loro parole, non sono “un dialetto ma bensì una lingua“, tanto da riconoscerle come patrimonio dell’umanità.

Le due lingue, definite dall’Unesco, ‘lingue madri’, entrano a far parte ora del sistema operativo della Apple.

A partire da settembre, ‘sicilianu’ e ‘napulitano’ figureranno tra le lingue dell’ultima versione di OS X Yosemite, per Mac.

Per impostarle, basterà accedere al pannello di controllo, selezionando l’opzione ‘Lingua e Zona’ e cliccare tra l’elenco di voci in italiano.

Per scegliere il dialetto occorrerà così aprire un menù a tendina al click del segno ‘+’ in basso a sinistra. Ma attenzione, ciò non vuol dire che il computer “parlerà” le due lingue, ma solo che le riconoscerà nel caso vengano sviluppate App che le utilizzano.

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Premessa

Così come il napoletano era la lingua parlata nelle antiche Due Sicilie, che costituivano il Regno al di qua del faro di Messina, il siciliano era invece, la lingua del Regno che si parlava al di là del faro (Sicilia).

Area di influenza Lingua Siciliana

Dialetti+italiani+meridionali+estremi

 


Il napoletano è secondo nella nostra penisola, soltanto alla lingua ufficiale, l’italiano, per diffusione sul territorio nazionale.

E’ molto parlato nel sud Italia, oltre che in Campania, in Abruzzo, Molise, Basilicata, Lazio meridionale, Puglia, Calabria Settentrionale; ed è stato esportato in tutto il mondo attraverso la canzone classica napoletana.

In particolare l’Unesco riconosce al Napoletano ed al Siciliano lo stato di lingua madre, ciò vuol dire che tra le lingue italo-meridionali sono da considerarsi lingue separate dall’italiano standard (Toscano) e non dialetti di questo. Addirittura la Sicilia è l’unica Regione a Statuto Speciale che non si vede riconosciuta la propria lingua.
Per fare meglio chiarezza, va sottolineata la differenza tra Lingue e dialetto. Un dialetto (dal greco διάλεκτος, dialektos, letteralmente “lingua parlata”) è una varietà linguistica (o idioma) usata da abitanti originari di una particolare area geografica. Il numero di locutori, e l’area stessa, possono essere di dimensione arbitraria. Ne consegue che un dialetto per un’area più ampia può contenere molte varianti, che a loro volta possono contenere sottovarianti di aree ancora minori, e così via. La lingua è il modo concreto e determinato storicamente con cui si manifesta la capacità comunicativa verbale del linguaggio, dal quale si distingue in senso proprio. I tratti comuni che individuano una lingua sono il vocabolario, il sistema fonematico comune, la grammatica e la sintassi, lo stile e la pragmatica.

L’UNESCO CI RICONOSCE LA LINGUA, MA LO STATO CENTRALE NO

Ottenere uno status legale del Napoletano e del Siciliano come Lingue Proprie dell’Italia meridionale ne permetterebbe l’utilizzo nelle scuole, negli uffici pubblici e nei mezzi di informazione.
L’ attività di valorizzazione è portata avanti principalmente da associazioni culturali e gruppi musicali e teatrali. Sono presenti anche siti Internet in lingua napoletana e siciliana.
Tra i poeti contemporanei che hanno scelto di esprimersi in siciliano Ignazio Buttitta è il più noto e il più conosciuto, sia in Sicilia che nel resto dell’Italia. Scomparso del 1997, la sua lirica più famosa è Lingua e dialettu, dove implora i siciliani affinché conservino la propria lingua:

Un populu mittitilu a catina spughiatilu
attuppatici a vucca è ancora libiru.
Livatici u travagghiu u passaportu
a tavula unnu mancia u lettu unnu dormi,
è ancora riccu.
Un populu diventa poviru e servu
quannu ci arrubbanu a lingua
addutata di patri:è persu pi sempri.

E a tal proposito va ricordato Rémy de Gourmont, poeta, scrittore e critico letterario francese il quale scrisse: “Quando un popolo non osa più difendere la propria lingua, è pronto per la schiavitù”.

 

 

Juil 192016
 

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una terra ricca di storia e cultura, un ambiente naturale che offre scenari diversi e speciali. Tutta la Sicilia è un mondo da scoprire: si va da San Vito lo Capo a Mondello, dal catanese all’agrigentino. Per non parlare dei suoi arcipelaghi altrettanto meravigliosi !

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Mai 092016
 

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Nell’anniversario della morte di Aldo Moro e Peppino Impastato, si celebra oggi in Italia il Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice: http://www.treccani.it/enciclopedia/terrorismo/

9 Maggio, nel 1950 – Robert Schuman presenta la Dichiarazione Schuman, ideata da Jean Monnet che porterà al Trattato CECA. Questa dichiarazione segna l’inizio del processo d’integrazione europea, per cui in questo giorno viene festeggiato ufficialmente come Giornata dell’Europa.

« Il 9 Maggio è una data alla quale spesso non viene dato il peso che meriterebbe, ricorre l’anniversario di una delle pagine più brutte della storia del nostro paese, una data che parla di terrore, di violenza, ma anche di lotta.

Il 9 Maggio 1978 vennero assassinati Peppino Impastato e Aldo Moro.

Peppino Impastato era un giovane siciliano nato e cresciuto nella provincia di Palermo. Giovane attivista, poeta e giornalista era però nato in una famiglia mafiosa. Questo non fermò la sua lotta, infatti ruppe col padre da giovanissimo e si dedicò interamente a un’attività politico-culturale antimafiosa.

Parlare di mafia negli anni ’60-’70 in un piccolo paese siciliano richiedeva estremo coraggio e determinazione. Peppino condusse lotte estreme per la difesa dei disoccupati palermitani nelle file del PCI e denunciò a gran voce gli espropri fatti contro i contadini della provincia di Cinisi, dovuti alla costruzione di una terza pista dell’aeroporto di Palermo. Fondò un circolo chiamato “Musica e Cultura” con lo scopo di diffondere e far proliferare in massima parte le attività culturali della zona. Più volte all’interno di questo circolo sostenne l’importanza fondamentale che aveva in quell’epoca la diffusione radiofonica, soprattutto per la lotta politica.
Credeva che questa fosse un mezzo estremamente importante per la diffusione del pensiero e delle notizie, che la controinformazione creasse una strada di diffusione della pluralità e delle fonti fondamentale per lo sviluppo di una coscienza intima e collettiva. Per questo nel 1977 fondò Radio Aut, una radio che trasmetteva da Cinisi a Terrasini, completamente autofinanziata. Lo scopo era propagandare, dar voce e diffondere la cultura antimafiosa in un momento e in un luogo dove questo retroterra era assolutamente assente. Da una parte alcuni esponenti dello Stato sostenevano che la mafia non esistesse, dall’altra la cultura popolare dell’epoca vedeva la lotta alla mafia come inconcepibile, perché quest’ultima era radicata nel tempo, poterla sconfiggere era un’ipotesi del tutto remota e comunque considerata non proficua. In questo clima di paura, terrore e disinformazione Peppino Impastato fece rimbombare la sua voce.

Le notizie nazionali servivano come spunti per approfondimenti e critiche sull’operato del governo Andreotti, sul terrorismo degli Anni di Piombo, sui vari rapporti tra Stato e mafia e anche sul compromesso storico, buttando sempre un occhio vigile sulle condizioni e le leggi sociali. Vi era anche uno spazio dedicato alle notizie operaie, in cui si trattava delle condizioni dei lavoratori nelle fabbriche, gli scioperi, i maltrattamenti e le morti sul lavoro. Impastato e tutti coloro che con lui collaboravano assiduamente, mettendo a rischio la propria vita per questo progetto, utilizzavano poi in larghissima parte Radio Aut per denunciare i crimini mafiosi del boss Gaetano Badalamenti, uno degli esponente principali del traffico di droga del periodo.
Peppino era quel genere di eroe che non aveva paura di toccare con mano il pericolo pur di dire la verità. Con intelligenza, arguzia e profonda ironia scherniva la mafia, temendola, come tutti, ma non piegandosi a lei:

« Lo sai chi c’abita qua? Ah, u’zu Tanu c’abita qua! Cento passi ci sono da casa nostra, cento passi! Vivi nella stessa strada, prendi il caffè nello stesso bar, alla fine ti sembrano come te! E invece sono loro i padroni di Cinisi! E mio padre, Luigi Impastato, gli lecca il culo come tutti gli altri! Non è antico, è solo un mafioso, uno dei tanti! Mio padre, la mia famiglia, il mio paese! Io voglio fottermene! Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Io voglio urlare che mio padre è un leccaculo! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente! »

Nel 1978 Peppino si candidò alle elezioni comunali nelle liste di Democrazia Proletaria. Venne però assassinato nella notte tra l’8 e il 9 Maggio 1978, proprio nel corso della sua campagna elettorale. Peppino venne fatto a pezzi sui binari della ferrovia. Lo depositarono sulle rotaie, stordito, lo imbottirono di tritolo e lo fecero saltare in aria. Pochi giorni dopo, durante il corso delle votazioni, gli abitanti di Cinisi lo elessero comunque simbolicamente nel Consiglio Comunale.
I media del tempo non dettero particolare rilievo alla morte di Peppino, perché quella stessa mattina vennero sconvolti da un lutto di portata nazionale: il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro.

Erano state le Brigate Rosse, 55 giorni prima dell’omicidio, a rapire il presidente del Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana. La mattina del 16 marzo 1978, il giorno nel quale il nuovo governo Andreotti si preparava per essere presentato in parlamento per ottenere la fiducia, l’auto di Moro fu colpita da un attentato delle BR, che uccisero i carabinieri di scorta e lo sequestrarono.
Le BR “processarono” Moro durante la sua prigionia autodefinendosi “Tribunale del Popolo” e chiesero come riscatto per la liberazione del presidente della DC la scarcerazione di alcuni prigionieri brigatisti.

Il processo a Moro non voleva, come spesso ed erroneamente si crede, mostra la contrarietà al compromesso storico tra il PCI e la DC che era in corso in quegli anni, infatti le BR vedevano il PCI come un nemico da combattere e la DC come massimi sostenitori del sistema capitalista che stava piano piano andandosi sempre di più ad affermare. Lo scopo delle Brigate Rosse era invece quello di ricostruire una sinistra italiana con il proprio apparato come struttura volta alla prospettiva di uno scontro rivoluzionario per la lotta contro il capitalismo.

Durante la prigionia Moro scrisse ben 86 lettere rivolte alla famiglia, a esponenti della DC e del governo edanche al Papa. In queste cercò di aprire una trattativa per la sua liberazione. Molte arrivarono a destinazione, altre vennero ritrovate nel covo quando questo venne scoperto, dopo la sua morte.

Siamo ormai credo al momento conclusivo…Resta solo da riconoscere che tu avevi ragione…vorrei restasse ben chiara la piena responsabilità della DC con il suo assurdo e incredibile comportamento…si deve rifiutare eventuale medaglia…c’è in questo momento un’infinita tenerezza per voi…uniti nel mio ricordo vivere insieme…vorrei capire con i miei piccoli occhi mortali come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce sarebbe bellissimo.

Molto si è parlato di queste lettere: alcuni sostengono che Moro non avesse libertà di parola e che quindi questi scritti fossero o dettati o controllati direttamente dai brigatisti. La moglie però sostenne a gran voce, soprattutto durante il sequestro, che quello delle lettere era lo stile e il modo di porsi del marito e che per questo andassero considerate autentiche.

Durante il mese e mezzo di prigionia la politica si divise in fazioni sulla questione Moro. L’allora presidente del consiglio Giulio Andreotti ed il ministro dell’Interno Francesco Cossiga (entrambi deputati del partito di Moro) rifiutarono qualunque ipotesi di trattativa, invece esponenti come Craxi e Pannella cercarono più volte di aprire un fronte in parlamento per arrivare ad un compromesso con i terroristi. Forte invece fu l’intervento di Papa Paolo VI, amico intimo di Aldo, che “supplicò in ginocchio” che egli fosse liberato.

Per quanto riguarda la nostra proposta di uno scambio di prigionieri politici perché venisse sospesa la condanna e Aldo Moro venisse rilasciato, dobbiamo soltanto registrare il chiaro rifiuto della DC. Concludiamo quindi la battaglia iniziata il 16 marzo, eseguendo la sentenza a cui Aldo Moro è stato condannato.

Queste furono le parole dei brigatisti, infatti quel 9 Maggio il cadavere di Moro, ucciso per mano di Mario Moretti, venne fatto ritrovare a Roma, dentro una macchina rossa.

Quel giorno perdemmo tanto. Il 9 Maggio fu un attacco alla libertà per mano di due forze diverse ma in ugual misura bestiali e terrificanti. Si spense Aldo Moro, a causa della scelleratezza di un sistema malato e terroristico, per la libertà insindacabile che ha ognuno di noi di fare politica.

Si spense la voce di Peppino Impastato, un uomo che morì per combattere un cancro che da troppi anni affligge il nostro paese, per il diritto di parlare e di protestare contro le ingiustizie. La speranza dei mafiosi era che il silenzio potesse sopraggiungere, perché come Peppino tanti furono i morti di mafia, la verità è che da quel giorno la voce di tutti loro esce dalle nostre bocche. »

di Margherita Vitali

 

 

Mai 032016
 

Rosebery

Nelle giornate di sabato 7 maggio e di sabato 11 giugno sarà possibile visitare Villa Rosebery.
Nel quadro delle iniziative relative all’apertura al pubblico dei beni immobili oggetto della dotazione della Presidenza della Repubblica, il Presidente Mattarella ha deciso di rendere possibile la visita anche di Villa Rosebery, collocata sulla collina di Posillipo a Napoli.
Sino ad oggi la visita della Villa è stata possibile solo nelle « Giornate FAI di primavera ».
Risalente all’inizio dell’800, villa Rosebery ha avuto numerosi proprietari tra i quali Luigi di Borbone, fratello di re Ferdinando II. Nel 1897 fu acquisita dallo statista inglese Archibald Philip Primrose, conte di Rosebery; ceduta successivamente allo Stato italiano, la proprietà fu messa a disposizione dei principi di Piemonte.
Re Vittorio Emanuele III vi risiedette per due anni fino al 1946 quando, dopo l’abdicazione, si recò in esilio ad Alessandria d’Egitto partendo dal porticciolo della villa.
Dal 1957 villa Rosebery entra a far parte della dotazione della Presidenza della Repubblica che ha provveduto ai restauri conservativi dei luoghi

Avr 142016
 

Caravage

L’œuvre trouvée en 2014 dans le grenier d’une maison de la région de Toulouse est bien signée du peintre italien Le Caravage, a annoncé l’expert en charge de son authentification.

Le tableau découvert à Toulouse « montre Judith, grande héroïne biblique, veuve de la ville de Béthulie, qui a accepté de rejoindre sous sa tente Holopherne, général de Nabuchodonosor, qui assiège la cité », a indiqué le cabinet d’expertise Turquin à l’AFP.

Avr 072016
 

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Chi ha a cuore arte, storia e cultura si emozionerà come mai prima d’ora. Chi pensa di conoscere a menadito San Pietro e le basiliche papali romane si dovrà ricredere. Chi crede di aver già visto tutto a proposito di nuove tecnologie avrà di che rimanere a bocca aperta. Perché quella realizzata da Sky 3D e dal Centro Televisivo Vaticano (con distribuzione di Nexo Digital) è una produzione cinematografica eccezionale, che va al di là di qualsiasi altro documentario o film d’arte creato fino a oggi.

Un tour cinematografico con punti di vista inediti e riprese mai realizzate prima.
San Pietro, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore, San Paolo Fuori le Mura e le opere d’arte che custodiscono, raccontate da Antonio Paolucci, Paolo Portoghesi, Claudio Strinati e Micol Forti
e introdotte dai brani di ‘Passeggiate Romane’ di Stendhal interpretati da Adriano Giannini.

Una produzione straordinaria resa unica dall’esperienza incredibile ed il coinvolgimento inedito del 3D
realizzata da Sky 3D e dal Centro Televisivo Vaticano e distribuita da Nexo Digital

“Nulla al mondo può essere paragonato all’interno di San Pietro” Stendhal

Dopo il successo di Musei Vaticani 3D e di Firenze e gli Uffizi 3D, arriva al cinema San Pietro e le Basiliche Papali di Roma 3D, la nuova produzione cinematografica firmata Sky 3D che, assieme al Centro Televisivo Vaticano e in collaborazione con Nexo Digital, Magnitudo Film e Sky Arte HD, propone un viaggio attraverso le quattro Basiliche Papali di Roma e i loro tesori: San Pietro (una delle 25 mete più visitate dai viaggiatori di tutto il mondo), San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo Fuori le Mura. Quattro edifici maestosi – ognuno con un prezioso altare papale, scrigno di opere d’arte senza tempo e meta nei secoli di milioni di viaggiatori e pellegrini – diventano così protagonisti del nuovo tour cinematografico che è stato riconosciuto come film di interesse culturale dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Direzione Generale Cinema e che sarà distribuito nei cinema del mondo da Nexo Digital.
L’occasione che ha portato alla realizzazione di San Pietro e le Basiliche Papali di Roma 3D, che sarà nei cinema italiani solo per 3 giorni dall’11 al 13 aprile, è il Giubileo Straordinario della Misericordia indetto da Papa Francesco. Il fil rouge narrativo, che si snoda dalla basilica paleocristiana su cui sorse San Pietro sino alla grandiosità del Barocco attraverso le preziose opere dell’arte medievale e rinascimentale, è offerto da alcuni brani di “Passeggiate Romane” di Stendhal (1783-1842), il celebre scrittore francese che nel primo Ottocento visitò le quattro chiese durante il suo Grand Tour in Italia. I brani di Stendhal sono interpretati nel film da Adriano Giannini, preparando emotivamente lo spettatore ad entrare in contatto con il mondo storico artistico dei quattro imponenti edifici attraverso gli occhi di questo colto viaggiatore di inizi ‘800.
Nel corso dei 90 minuti di San Pietro e le Basiliche Papali di Roma 3D saranno quattro gli esperti che racconteranno le Basiliche e le opere che vi sono custodite: Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, ci guiderà all’interno di San Pietro; Paolo Portoghesi, architetto di fama internazionale, proporrà un appassionato approfondimento su San Giovanni in Laterano; Claudio Strinati, celebre storico dell’arte, saprà svelarci la storia e le leggende di Santa Maria Maggiore; Micol Forti, direttore collezione d’arte contemporanea dei Musei Vaticani, presenterà agli spettatori S.Paolo Fuori le Mura. All’interno di luoghi esclusivi del Vaticano (gli Ottagoni della Fabbrica di San Pietro, il Salone Sistino della Biblioteca Apostolica Vaticana e la Sala Ducale del Palazzo Apostolico Vaticano), gli esperti, ciascuno secondo il proprio punto di vista, descriveranno le basiliche in maniera originale e coinvolgente: la loro evoluzione nei secoli, le opere d’arte più note, le vite e le storie di Papi ed artisti – da Giotto a Bramante, da Michelangelo a Francesco Borromini, da Gian Lorenzo Bernini a Domenico Fontana, da Arnolfo di Cambio a Jacopo Torriti- le vicende che hanno reso questi luoghi immortali e la profonda spiritualità che emanano.
Grazie a mezzi tecnici poderosi, in uso nelle più avanzate produzioni cinematografiche, sono state realizzate immagini sorprendenti, catturate da punti di vista esclusivi e inediti, resi possibili anche grazie all’utilizzo di elicotteri e bracci meccanici. A completare questo straordinario impianto visivo ci sarà la potenza del 3D, capace di far “immergere” lo spettatore, ponendolo al centro della scena e a contatto diretto con le opere.